domenica 13 maggio 2012

LA PUBALGIA NELLO SPORTIVO

                        
La pubalgia è l’espressione dei sintomi localizzati a livello del pube con irradiazione agli adduttori,agli addominali e alle arcate crurali, le quali talvolta sono costanti e talvolta no, a seconda della gravità.
Il termine “pubalgia”può essere confuso e risultare un contenitore di situazioni interpretabili in diverso modo; la diagnosi infatti deve scaturire da una corretta anamnesi, ma resta in ogni caso solo una constatazione, perché non spiega le cause.
La caratteristica predominante della sindrome è rappresentata da quello che viene definito “algia pubica”, ovvero dolore spontaneo, continuo o saltuario, a volte gravativo e sordo che può irradiarsi alla regione inguinale, perineale e addominale.
Le cause spesso sono diverse, ma solitamente l’eziologia è legata ad una serie di traumi o microtraumi ripetuti a carico dell’apparato muscolo-tendineo. Prevalentemente i tessuti sottoposti a  danni da sovraccarico sono:
muscoli, tendini, borse,nervi, ossa e il corpo “verbalizza” ed esprime attraverso il DOLORE.



Questa patologia colpisce prevalentemente calciatori, tennisti, saltatori, hockeisti, fantini. E’determinata da una spina irritativa teno-muscolare e può essere legata a cause estrinseche e a cause intrinseche.



Esistono vari tipi di “algia pubica”:
Ø    Pubalgia “del Quarantenne”
Ø    Pubalgia viscero-somatica
Ø    Pubalgia neurologica
Ø    Sindrome retto-adduttoria
Ø    Pubalgia secondaria ad una sub-lussazione pubica
Ø    Pubalgia secondaria ad uno scompenso posturale

Ed esistono inoltre FATTORI PREDISPONENTI e DETERMINANTI:
§        Fattori predisponenti comprendono: terreni di gioco, calzature non idonee, condizioni atmosferiche, l’errata esecuzione del gesto tecnico, errori dietetici, utilizzo di sostanze anabolizzanti, anomalie congenite o acquisite del sistema osteo-articolare e muscolo-tendineo come le dismetrie degli arti, le malattie intercorrenti, le alterazioni elettrolitiche.
§       Fattori determinanti sono le ripetute e abnormi sollecitazioni funzionali in rapporto all’esecuzione del gesto tecnico specifico dello sport praticato. Esse determinano sulle strutture anatomiche interessate dei fenomeni reattivi (flogosi) e/o degenerativi (tendinosi, borsiti, fasciti).

La pubalgia può derivare sia dal blocco dell’articolazione del pube con perdita della mobilità, sia dal sovraffaticamento con eccessi di mobilità.
La perdita di mobilità totale del pube è dovuta ad un trauma, la perdita di mobilità parziale è in relazione con tensioni muscolari le cui cause vanno ricercate, sia sul piano meccanico, sia sul piano parietale che su quello viscerale.
Poiché la frequenza delle pubalgie è più elevata nei calciatori, nei rugbisti e nei saltatori, occorre analizzare le sequenze meccaniche traumatiche possibili, ricordando che il trauma diretto alla sinfisi pubica è molto raro.
Le forze trasmesse dall’arto inferiore, con presa di contatto col suolo possono essere asimmetriche, in modo da innalzare una branca pubica più dell’altra, comportando un movimento a “forbice” del pube ( secondo Kapandji), con stiramento dei legamenti pubici, associato o no al blocco della branca pubica superiore.
La perdita di appoggio al suolo o un movimento contrastato da opposizione sull’arto inferiore, provocheranno una brusca tensione degli adduttori. Questo stress può essere causa di lesione ai legamenti o alle inserzioni muscolari che interessano il pube. Questa meccanica può portare ad una trazione verso il basso della branca pubica e con il tempo deteriorare i legamenti o le inserzioni muscolari che interessano il pube.


Nel corso degli anni sono state avanzate tantissime tesi in merito alla pubalgia e alla sua eziologia. Molti autori, continuano a sostenere che l’elemento principale che favorisce la comparsa della pubalgia sia il conflitto tra addominali insufficienti e adduttori potenti. Gli uni tirano debolmente verso l’alto, gli altri potentemente verso il basso: il confronto è ineguale, compare la sofferenza e viene risentita sia a livello dei loro tendini e delle loro inserzioni ossee. 



Ma è davvero cosi?

Se si osserva attentamente l’anatomia e la fisiologia dei muscoli del distretto pelvico, si nota che i grandi retti dell’addome, gli obliqui, il piramidale dell’addome e gli adduttori finiscono tutti sul pube e si intrecciano con le loro inserzioni, rinforzando questo anello;  lo stesso discorso vale per gli addominali. Possono essere deboli gli addominali di un calciatore professionista o di un tennista? Non può essere invece che sono troppo forti?
E’ pur vero, tuttavia, che il chirurgo trova delle inserzioni muscolari deboli. Allora ciò non sarà forse per l’eccesso di lavoro e non per insufficienza o debolezza?
Le catene muscolari rette e incrociate del tronco e degli arti inferiori convergono sull’anello pubico, quindi, un’eccessiva tensione in una o più catene può affaticare il tendine terminale e usurare l’anello per la troppa mobilità.
Infatti, perché i ballerini che sollecitano al massimo il pube soffrono meno di pubalgia cronica? Perché lavorano molto in allungamento e le loro catene muscolari non presentano retrazioni.
Al contrario, i giocatori di calcio, di tennis o di rugby lavorano tanto in semiflessione, facendo lavorare molto il quadricipite, ma soprattutto il medio gluteo e gli ischio-crurali; non a caso questi sportivi sviluppano una muscolatura posteriore dell’arto inferiore voluminosa, robusta e corta per assicurarsi la stabilità del ginocchio.



Per quanto riguarda il trattamento della suddetta affezione si può adottare un protocollo OSTEOPATICO(per riequilibrare il bacino), la TERAPIA MANUALE (massaggi), la FISIOTERAPIA(elettroterapia,ultrasuoni etc.), l’OMEOPATIA, i CATAPLASMI(impacchi di argilla etc), le FASCIATURE, l’AGOPUNTURA.

Nello specifico del trattamento osteopatico, l’operatore dovrà controllare che il bacino abbia una corretta mobilità, perciò ilei, sacro e pube devono essere testati ed eventualmente corretti.
Ma come abbiamo già visto anche la colonna lombare e l’arto inferiore sono di capitale importanza, quindi dovremmo analizzare la mobilità segmentaria del rachide e di tutto l’arto inferiore.
Poiché questa patologia presenta una forte predilezione alla cronicità, favorendo processi degenerativi sia a livello dei tessuti molli e sia a livello del tessuto periostale, la terapia manuale (massaggio riflesso, massaggio trasversale profondo, tecniche periostali, fisioterapia e posture) e la terapia medica (mesoterapia, agopuntura e anti-infiammatori), sono efficaci per il drenaggio e la stimolazione germinativa del periostio.


Per concludere ricordo l’importanza, in prima battuta, di un attento esame posturale e poi del doveroso accorgimento di effettuare un buon riscaldamento prima della seduta allenante e soprattutto un ottimo stretching prima e dopo l’allenamento per conferire elasticità ai muscoli, che possono così assorbire con facilità le sollecitazioni meccaniche prodotte dall’allenamento stesso.

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